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Il corpo venuto dal freddo

di Sylvie Coyaud

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Chi vuole conservare se stesso o un familiare in attesa che la medicina sappia farne tornare al mondo le spoglie ha l'imbarazzo della scelta. A seconda delle risorse e della fiducia nel progresso tecnico-scientifico, il mercato offre soluzioni diversificate, sebbene agghiaccianti in senso stretto e lato. Prima di confrontarle, suggeriamo ai lettori dallo stomaco delicato di voltare pagina.

Un migliaio di uomini e donne hanno già sottoscritto un contratto di resurrezione e centosessanta l'attendono. Sono quasi tutti statunitensi, sette australiani, sei russi e (forse) un paio di europei. Da un anno, una mezza dozzina di persone riposa in pace vicino a Mosca, nella sede della società KrioRus, per la precisione sotto la dacia di uno dei titolari, ma nel conteggio potrebbero essere inclusi due "pazienti" interi o parziali, forse trasferiti nel deposito della Trans Time, a San Leandro, in California, dopo imprecisate peripezie avvenute attorno alla dacia.

Negli Stati Uniti, Paese all'avanguardia della crionica umana, la maggioranza dei candidati si è affidata ad associazioni non profit. L'American Cryonics Society (Acs) di Cupertino, creata in California nel 1969, conta attualmente 91 "pazienti", di cui 18 interi. Sono ospitati in una sua costola, il Cryonics Institute, di Clinton Township nel Michigan. Dal 1976 quest'ultimo ha in gestione lo stoccaggio dei corpi a lungo termine, in alcuni casi assieme agli animali da compagnia, in cilindri da quattro a sei casse immerse in azoto liquido.

I cilindri non richiedono né energia né manutenzione, solo un rabbocco ogni anno all'azoto che un po' evapora. Stessi cilindri, ma in acciaio lucido anziché satinato, si possono trovare anche nel deposito della Fondazione Alcor per l'estensione della vita, nata nel 1972 a Scottsdale, in Arizona. È specializzata in neuro-crioconservazione: infatti ha 54 teste per appena 28 corpi, tra cui quello di un famoso giocatore di baseball, Ted Williams, "paziente" dal 2002. Assieme a fondazioni accomunate dagli stessi scopi, come la Methuselah e gli Immortalists, Alcor organizza ogni due anni un convegno con scrittori di fantascienza, ricercatori, filosofi e giornalisti.

I prezzi dei contratti variano. Possono includere o meno l'assicurazione e i servizi della Suspended Animation, che si incarica dell'assistenza e delle cure immediatamente pre e post mortem, del trasporto in ghiacciaia fino alla sala operatoria dove i resti sono sottoposti a procedure terribili, prima di venir raffreddati tra i 150 e i 187 gradi sotto zero. Il trattamento costa dai 25mila dollari della KrioRus ai 155mila dollari, però tutto compreso, dell'Acs; la sola testa va da 50 a 80mila, limitandosi al cervello si scende circa alla metà.

L'assicurazione non comprende le prestazioni necessarie a risuscitare il paziente, ma solo le procedure preliminari, sviluppate dopo il successo dei primi trapianti. Il pioniere è stato James Bedford, crioconservato dal 1967 anche se la pratica è diventata legale soltanto nel 1987, quando Dick Clair, il presentatore della trasmissione televisiva I fatti della vita, vinse il processo contro il Dipartimento della Sanità della California. Bedford ha poche possibilità di rivivere, ai suoi tempi la tecnologia era agli esordi. Dagli anni Settanta è cambiato il sistema di raffreddamento: cosparso il defunto con liquidi crioconservanti, gli si pratica un raffreddamento ultrarapido, detto di vetrificazione, che impedisce all'acqua di trasformarsi in ghiaccio e, aumentando di volume, di rovinare le cellule. «È ancora imperfetto», ha chiarito Tanya Jones, la portavoce di Alcor, a un convegno nel novembre scorso.

«Certi tessuti assorbono poco i crioconservanti e la vetrificazione ne risente». Per esempio nel cervello si formano delle crepe. I crioconservanti invece sono migliorati. Le miscele attuali contengono gli zuccheri antigelo dei tardigradi - minuscole creature dette in tedesco Bärchen, per una vaga somiglianza con gli orsi, anche se sembrano piuttosto degli acari grassocci - la cui vitalità dopo settimane a meno venti gradi era stata osservata da Lazzaro Spallanzani nel 1776.

Nonostante i progressi, la crionica umana resta un'industria di nicchia. Alcune novità recenti potrebbero però accrescere il numero dei "pazienti". Nel gennaio 2008 Gregory Fahy, il direttore scientifico della Twenty-First Century Medicine, un'azienda biotech californiana che mette a punto metodi e materiali per preservare gli organi donati, ha annunciato di aver scongelato un rene di coniglio vetrificato nel 1972, risultato perfettamente funzionante dopo il trapianto in un altro animale. L'Acs ha temperato l'entusiasmo dei suoi membri, facendo presente che quel rene all'origine era sano, mentre gli organi dei "pazienti" le arrivano logorati dall'età o dalla malattia, oppure lesi in un incidente. Rischiano a volte di non arrivarci affatto: l'ultimo congelato del 2008 pesava trecento chili e per il trasporto dall'ospedale all'Acs si è dovuta costruire una ghiacciaia su misura.

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